I Terzieri di Borgo, Cittannova e Cittavecchia

I Terzieri


La città di Massa Marittima è storicamente divisa in tre terzieri: Borgo, Cittannova e Cittavecchia. Il Terziere, oltre a far competere i propri balestrieri nel Balestro del Girifalco, è un vero e proprio centro di aggregazione, promuovendo attività per ragazzi, attività culturali, ludiche e ricreative. Attorno alla vita terzieristica nascono amicizie, amori e rapporti di fiducia.

Terziere di Borgo


Colori: giallo e blu
Sede: Ex Chiesa di San Rocco - Largo Donizetti


Si snoda attraverso la via San Francesco, la via Norma Parenti e tra i vicoli che dalle predette vie dipartono. In epoca medievale era l’unica arteria di collegamento verso Siena.

Il nome stesso ne indica l’origine. Furono gli esuli di Massa Veternensis ed i villici della plebe contadina che, alla fine del secolo X od all’inizio del XI, trovarono dimora ai piedi dei dirupi del Monteregio.
Nel tempo, pur mantenendo il lavoro nei campi, con l’alleviarsi del peso del feudo, la loro opera si volse verso le arti ed i mestieri. Si aprirono botteghe di artigiani e mestieranti, mentre le antiche casupole si trasformarono in case e turriti palazzi dei quali, ancora oggi, rimangono le vestigia.

Come esprime il suo motto “Virtute Ignea Certabimus”, Borgo difese con ardente valore le sorti della Città e quando questa si ribellò a Siena per recuperare la perduta libertà, fu l’ultimo a resistere, tanto da essere dato a fuoco e fiamme dai senesi.

Nel Terziere di Borgo ebbe dimora la nobile famiglia dei Bandini, dalla quale discese quel Sallustio ispiratore del risanamento e della bonifica della Maremma.

Terziere di Cittannova


Colori: bianco e rosso
Sede: Ex Chiesa di San Pietro all'Orto - Piazza Socci


Si estende lungo il corso Armando Diaz e le sue traverse.

Nella seconda metà del secolo XII, il fiorire della prima comunità massetana fu intenso e vasto richiamo per quanti aspiravano al lavoro nella miniera, nella fusione dei metalli e nell’arte muraria.
Dalle pendici di Monteregio le case andarono così espandendosi al piano contiguo al Castello, divenuto sede vescovile. Allorchè il Vescovo, insignito da Arrigo VI quale Principe Imperiale, circondò il Castello e le adiacenze di poderose mura e costruì la Chiesa di San Pietro all’Orto, gli edifici aumentarono e si abbellirono.

Il Terziere di Cittanuova sorse in un assetto urbanistico razionale e rettilineo e sulla sommità del colle si elevò la Torre del Candeliere, simbolo del nascente Libero Comune. Gli uomini del Terziere, dai bastioni delle mura e dalle torri del Falcone, di Porta San Pietro, del Capezzuolo, difesero fino all’ultimo sangue le autonimie comunali, come fa fede il loro motto “Sanguis Eius Libertatis Presidium”.

Fra le famiglie di più alto rango si annoverano i Longanelli, gli Scolari, i Manganelli, i Beccucci, dei quali, si ricordano i due monaci del Cenobio di Sant’Agostino, entrambi di nome Michele, distintisi per virtù, dottrina ed eloquenza, ed Agnolo che lasciò allo Spedale di Sant’Andrea l’intero suo patrimonio.

Cittanuova può designarsi il Terziere dei minatori. Lo conferma nella Chiesa di Sant’Agostino dove è presente la Cappella di Santa Lucia, Patrona degli Argentieri. Le abitazioni, quasi tutte a schiera e con fondo al piano terra, sono caratterizzate da finestre semplici, da porte di ingresso piccole e dalla quasi totale assenza di elementi di decoro esterni.

Terziere di Cittavecchia


Colori: bianco e nero
Sede: Vicolo Albizeschi


Il territorio del Terziere è costituito da piazza Garibaldi, via della Libertà, via Albizeschi e aree adiacenti.

Fu il primo nucleo massetano che, insieme a Borgo, si formò alle falde del Castello di Monteregio, dimora del Signore del feudo e successivamente del Vescovo.
Quando sul finire del secolo X o agli inizi del XI fu costruita la primitiva chiesa di San Cerbone, divenuta per successivi ampliamenti l’odierna cattedrale, attorno ad essa sorsero e si moltiplicarono le case di coloro che salivano da Massa Veternensis o erano attratti dal lavoro nelle miniere di argento e di rame.
Fra essi, di fronte al feudo dominante, germogliò il fermento della libertà e nacque coscienza di popolo. A buon diritto fino da allora ebbe l’appellativo di Cittavecchia, quale genitrice e quindi pernio vitale di Massa di Maremma durante il tempo glorioso della sua Repubblica, come attestano i palazzi del Comune, del Podestà e del Giudice Assessore, nei quali si assumevano le supreme decisioni e si amministrava la giustizia.

Appartennero a questo Terziere famiglie illustri, quali i Biserno della Gherardesca, i Segalari, i Pannocchieschi, i Butini, i Neri, i Todini e gli Avveduti, della cui stirpe Nuta Nera, madre di San Bernardino.

Forse per la prima volta, nella storia dell’urbanistica occidentale, troviamo riuniti in un medesimo ambiente, la piazza, tutti gli edifici necessari alla vita pubblica di una città.